Ferrara discute il DL Tremonti.

Questo breve documento, richiesto dal rettore a tutti noi al fine di intraprendere una discussione partecipata, è stato creato rapidamente dopo l’assemblea. Molti punti sono stati omessi ma era importante, almeno per il momento, dare un indirizzo ed una prima valutazione. Con la speranza che la discussione interna porti ad una ampia raccolta di opinioni e alla elaborazione di altri documenti, vi inoltriamo il presente. Diffondete anche alle vostre liste.
L’informazione circa l’argomento deve essere il più diffusa possibile.
Buon lavoro.

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Contributo alla discussione sul DL Tremonti.

Esprimiamo in questo documento elementi di criticità e disapprovazione nei confronti del DL 112.08 (decreto Tremonti). Siamo innanzitutto lieti di aver ascoltato i numerosi interventi in assemblea e ci felicitiamo per aver visto ancora una volta il nostro Ateneo essere apripista per la discussione democratica e partecipata. Gli interventi tecnici, come quello del prof.Pasquale Nappi, hanno effettuato un’ottima analisi del DL, analisi di cui prendiamo atto. Condividiamo anche le preoccupazioni emerse dai numerosi interventi.
Questo nostro contributo, dunque, non intende esplorarne nuovamente l’apparato giuridico ed economico o le operazioni di taglio rispetto all’FFO o, ancora, le problematiche legate alle assunzioni del personale docente; operazioni che riteniamo comunque scandalose.
La nostra valutazione, per il momento non analizzerà nemmeno lo specifico caso di Ferrara, espresso in modo chiaro dal Magnifico Rettore. Ci riserviamo tuttavia di dare in seguito, sperando dunque in una prosecuzione della discussione, un giudizio in merito sugli organi di stampa e di informazione; ci rendiamo altresì disponibili al confronto con tutte le parti in causa e altre associazioni.
Questo nostro intervento, dunque, tende a sottolineare il lato non economico dei questa riforma e le ricadute di tali scelte, qualora venissero applicate, sperando di fare cosa gradita offrendo una prospettiva studentesca di ampio respiro, sulla situazione universitaria Nazionale.
Il primo riferimento, in ogni caso, obbligatoriamente, va all’ ”auspicio” del DL che le università si “trasformino” in soggetti di diritto privato.
Lamentiamo la carenza di chiarezza nella definizione di questi soggetti in ambito universitario, sia dal punto di vista giuridico che economico. Critichiamo la totale vaghezza circa gli organi di governo, di valutazione e vigilanza dei suddetti.
Anche qualora venisse fatta chiarezza su queste strutture, critichiamo nel merito la direzione intrapresa di privatizzazione del sistema di istruzione universitaria.
Riteniamo che pur sia necessaria una ristrutturazione del sistema universitario (con la partecipazione di tutti i soggetti interessati CNSU, CUN, CRUI, ANDU,ecc…), ma dietro queste manovre si cela il pericolo di uno slittamento verso una deregolazione ed una visione privata del sistema.
A nostro avviso, l’art. 16 del DL viola il Titolo V della Costituzione che attribuisce allo Stato la competenza in materia di istruzione.
Dal punto di vista studentesco, studiare in una “Università Fondazione” comporterà:
uno svilimento della formazione in senso generale e culturale, a favore di una apertura pericolosamente aziendale e particolare, soggetta solo agli interessi economici e di settore.
La formazione, che pur dovrebbe essere orientata al mercato del lavoro, creando sinergie, perderebbe, con questa conformazione, le caratteristiche generaliste ed umane e allo stesso modo la ricerca di base verrebbe soppiantata da interessi di nicchia.
La didattica (completamente ignorata nelle logiche interne del DL) rischierebbe di degenerare in studi di settore chiusi, non fornendo più quella apertura formativa e mentale oggi più necessaria che mai, in questo mondo globalizzato, interdisciplinare e dinamico. Tutto ciò ci sembra assolutamente lontano dalle linee dettate in Europa, da Lisbona in poi e realizzate nel lungo “processo di Bologna” verso una omologazione dei sistemi universitari europei e del Mediterraneo.
Ci sembra inoltre che questa deriva giunga in conclusione di un processo avviatosi con lontani stanziamenti alle università private e ad una lacerazione del tessuto del DSU, virata a forme di assistenza fiscale tramite enti bancari (vedi prestiti d’onore) ed il ricorso a fondazioni per la strutturazione di sistemi di alloggio per studenti, scivolati lentamente dalle ADSU locali verso i privati. Tutto ricade allora in un piano di privatizzazione ben più ampio che ci preoccupa non poco. Molti altri tratti di queste riforme potrebbero essere discusse (ad esempio il divario forte tra Atenei del Nord e de Sud), ma al momento limitiamo a questi il nostro contributo.
In chiusura, concordiamo con coloro che richiedono una revisione totale del DL e un cambiamento di direzione nella crescita e nello sviluppo dell’università italiana, al fine di creare un futuro stabile e duraturo per il nostro Paese.

Ferrara, 8/07/’08

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